venerdì 9 dicembre 2011

Can English Isolation last forever?




The Ue is facing the worse crisis of his history, and it's going to do it without United Kingdom.
The English Government has always been the most eurosceptic of the continent, but after the last meeting in Bruxelles Cameron just decided to cross the line beetween euroscepticism and antieuropeism.
Cameron was really clear in his statements: he is proud to be out of the eurozone, and he is going to veto every try to modify the lisboa treaty harming the “key interests” of United Kingdom.
The English Minister is playing a dangerous game: his isolation in Bruxelles is getting worse, and his way to handle the eurocrisis could maybe help him to get some vote at home, but it won't save England from the possible crash of euro.
Hearing Cameron talking about the “key interests” of Uk is offensive to every european citizen who is facing sacrifices to survive to the economical crisis. There is no english interest at stake, just european's. And Uk is a part of europe, even if Cameron is always trying to deny it. If Ue is going to fail, Uk will come along.
The 2008 crash of the financial system was created by the financial market, and europe has to control and tax it. Even if this mean to harm english interest. We have to, because it's necessary and because it's right. We are in the same boat, and we have to row in the same direction.
Uk is too important to be left behind in the process of europe integration, but we can't wait for english people. The crisis is now, and the solutions must be quick. With or without Cameron. If Uk wants to stay out of the european process, we have to accept his decision. But english people needs to decide: british isolation can't last forever. Sooner or later they will have to decide what's their european future. They cannot be half european ad perpetuum.
Cameron could be one of the great architect of the New Europe. If he just want to be a witness, so be it.

sabato 3 dicembre 2011

Un'Europa a due velocità non è la soluzione.


Alcuni commentatori (anche di fama internazionale) hanno avanzato l'ipotesi di dividere il processo di integrazione europea in due (o più) canali. Le formule variano in base alle proposte, ma il nucleo dell'idea rimane sempre la stessa: gli stati virtuosi (Germania, Olanda, Finlandia, forse Francia) non possono permettersi il lusso di rimanere attaccati a paesi che hanno dimostrato di non poter mantenere gli impegni politici e di bilancio.
Una soluzione del genere non è in alcun modo auspicabile, perché il futuro dell'Europa non può passare attraverso l'emarginazione di paesi come il Portogallo, l'Irlanda o la Grecia. Qualcuno riuscirebbe ad immaginare un'unione di paesi latinoamericani senza il Cile o l'Argentina? No. Allo stesso modo appare impossibile dare credibilità ad un progetto europeo senza paesi che hanno fatto la storia del continente. La Grecia, anche se adesso appare agli occhi di tutti come un paese di bugiardi fraudolenti, rimane comunque la culla della nostra cultura. Lasciarla indietro avrebbe degli effetti dirompenti sia a livello economico che a livello politico.

Ma quali sono i motivi principali che mi spingono a rifiutare l'idea di un'Europa a due corsie?

1)Per equità e solidarietà. L'Europa di oggi e di domani non si può certo basare sulla legge del più forte. Sebbene i paesi che in questo momento si trovano inermi davanti alla crisi sono colpevoli tanto quanto il crack finanziario, l'Europa non può abbandonarli nel momento del bisogno. Se siamo un Unione politica, dobbiamo lanciare una scialuppa ai patner in difficoltà, non aiutarli ad affondare.

2)Per lo sviluppo economico e politico del continente. I paesi che in questo momento riescono ad affrontare la crisi con maggior successo (Germania e Finlandia avanti a tutti) hanno tratto degli immensi benefici dall'Unione Europa. La possibilità di disporre di un mercato unico, senza frontiere e con la stessa moneta, ha permesso alla Germania ed agli altri paesi più ricchi di svilupparsi enormemente. Ma se vogliono mantenere il loro livello di sviluppo devono aiutare i loro colleghi in crisi.

3)per l'architettura costituzionale europea. Perché l'Europa già prevede uno sviluppo a più corsie. L'euro ne è un esempio lampante. Alcuni paesi hanno adottato la moneta unica, altri invece continuano a stampare una propria valuta nazionale. Questo ha già diviso l'Ue in due tronconi, tra paesi che fanno parte della cd “Eurozona” e paesi che invece ne restano fuori. Inoltre i trattati prevedono numerose materie (come lo sviluppo militare) in cui i paesi membri possono iniziare una “cooperazione rafforzata”, ossia possono iniziare delle politiche di integrazione senza che tutti i paesi dell'Unione partecipino. Le formule previste dalle regole europee non sempre sono sufficienti, ma non possiamo dividere l'Ue più di quanto sia già divisa.
Dobbiamo piuttosto iniziare a domandarci cosa ha intenzione di fare un paese cardine della nostra storia come il Regno Unito, che continua caparbiamente ad allontanarsi dall'Unione Europa, rischiando di rimanere completamente fuori dal processo di integrazione.

4)Per la soluzione della crisi. Non possiamo farci troppe illusioni. Nessuno dei paesi dell'Unione Europea può sperare di superare questa crisi da sola. O se ne esce tutti insieme, o si cola a picco da soli. Pensare che in Europa ci siano delle aree incancrenite in un corpo sano è il modo migliore per gettarci tra le braccia degli speculatori. L'Europa è chiamata ad affrontare questa crisi nel momento più difficile della sua storia, ma problemi globali richiedono soluzioni globali. In gioco non c'è solo il destino dell'euro o dell'Unione europea, ma anche il futuro del nostro benessere e delle generazioni prossime a venire.