martedì 12 marzo 2013
Riguardo il finanziamento pubblico ai partiti.
Il finanziamento pubblico ai partiti, principale metodo di sostentamento economico dei partiti politici italiani, è stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle, il partito che, se non si fosse capito, è l'unico vero vincitore di queste elezioni politiche.
Quando si parla del finanziamento, occorre prima di tutto tenere a mente tre cose:
-forme di finanziamento pubblico ai partiti sono presenti in tutti i paesi dell'Unione Europea, ed in particolare in quei sistemi politici che noi italiani dovremmo prendere ad esempio (Francia, Germania e Regno Unito).
-il finanziamento pubblico ai partiti, che sta ingolfando il dibattito politico odierno, rappresenta soltanto lo 0,3% del PIL. Un numero infinitesimale, assolutamente marginale rispetto ai reali problemi economici di questo paese.
-Il finanziamento, già abrogato da un referendum, è stato sempre difeso strenuamente dai partiti e odiato dai cittadini, tanto che l'argomento riemerge ciclicamente nel dibattito politico. I numerosi scandali (anche recentissimi, come il caso Belsito e Batman) hanno contribuito a dare ragione a quel partito che più di tutti (M5S) ha fatto dell'abolizione del finanziamento una questione di vita o di morte (politica).
Abolizione del finanziamento come questione morale?
Sicuramentte un problema di moralità c'è. Ma occorre ricordare che il Governo Monti ha varato una legge che riduce i fondi ed aumenta la trasparenza e la rendicontazione. Il problema alla base è tutto di comunicazione: per difendere la tesi dell'abolizione del finanziamento basta citare i vari scandali della precedente legislatura, mentre per spiegare ai cittadini italiani perché occorre mantenere il sostegno pubblico serve una caratura morale ed un carisma che, in questo momento, l'unico partito che difende il finanziamento (il Pd) non ha.
Se mandi la Bindi a spiegare agli italiani che il finanziamento dovrebbe evitare la corruzione e permettere anche a chi non è miliardario di fare politica, allora prenderai sempre delle bastanate sui denti. E' già un miracolo che gli italiani non abbiano tirato fuori la ghigliottina.
Ma alla base del dilemma non c'è solo un problema di comunicazione. La divisione è anche ideologica.
Infatti la posizione del movimento cinque stelle contro il finanziamento non è giustificata dalla continue ruberie che hanno avuto come oggetto i fondi pubblici. La tesi di Grillo si basa sulla cancellazione radicale e perpetua dei partiti, in nome di un'altra forma di democrazia che non sia rappresentativa ma diretta. Una specie di visione utopistica che vede la base guidare le scelte dell'esecutivo grazie a continui referendum ed il potere salvifico della rete.
Ora, per onore della cronoca occorre dire che le tesi di Grillo (come tutte le tesi volte a superare la democrazia a favore di un'altro sistema politico) sono irrealizzabili nelle migliori delle ipotesi. Per questo quando si appoggia Grillo nelle sua ansia di abolizione del finanziamento, occorre ricordare che il leader del movimento è contro qualsiasi forma di sussidio pubblico alla "casta", rappresentata nel suo immaginario non solo dai politici, ma anche dai giornalisti, dagli stranieri e più in generale da tutte le persone che non l'hanno votato (mi sto spingendo un pò oltre con l'analisi, ma sono sicuro che ci arriveremo). Se decidiamo di dargli retta per quanto riguarda i partiti, per onestà intellettuale dovremmo seguirlo anche nei tagli alla stampa ed al settore terziario.
Ora, come giustamente detto da scriventi più autorevoli di me, le vie da percorrere per le forze politiche sono due: quelli contro il finanziamento (Grillo e Renzi) devono spiegarci come si finanzieranno i partiti senza i fondi pubblici, e soprattutto come vogliono assicurarne l'indipendenza e l'autonomia. Le risposte come "tanto son tutti ladri", anche se di facile presa sulle persone, non risolvono la questione e semmai l'aggravano.
Invece l'unico povero cristo rimasto a difendere il finanziamento pubblico (Bersani) deve trovare argomentazioni convincenti per convincerci che ci sono buoni motivi per investire nella buona politica. Se poi lo fa senza citare i giaguari ed i tacchini ci fa un grosso piacere.
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