Il ruolo di Bersani in queste primarie
appare quantomeno ambiguo. Con Nichi Vendola uscito inspiegabilmente
di scena (a proposito, se qualcuno sa dove si trova informatelo che
la campagna elettorale per la guida del centro sinistra è iniziata),
Bersani sembra essere rimasto l'unico credibile oppositore di un
lanciatissimo Matteo Renzi.
Ma mentre il sindaco di Firenze ha capito perfettamente come si fa politica nel mondo di oggi,
Bersani sta perdendo terreno e lucidità commettendo errori (a mio
parere) facilmente evitabili.
Renzi, guardando intelligentemente alla
politica statunitense, sa benissimo che in campagna elettorale è
fondamentale regalare emozioni, proiettando le proprie ambizioni
nella mente dei cittadini. Traendo spunto dai candidati americani, si è messo a
scrivere libri (che, pur criticatissimi, sembrano essere decisamente
più fruibili della raccolta di interviste pubblicata da Bersani), è
sempre presente nel web (twitta quotidianamente) ed i suoi discorsi
avvicinano non solo i delusi dal pd ma tanti liberali del pdl.
Bersani, d'altro canto, appare
totalmente inadeguato alla comunicazione sul web (come splendidamente
spiegato da Mantellini sul post) ed i suoi discorsi sembrano
infervorare soltanto i militanti, gli unici a sentirsi vicini al
segretario per via di una storia politica affine e di una comune
militanza all'interno del partito.
In questo, bisogna dirlo, Bersani è
molto bravo: è capace di coccolare ed incoraggiare gli iscritti pd, facendoli sentire parte di qualcosa di più grande. Ma
le sue frasi iniziano tutte con un plurale maiestatis (“noi
vogliamo”/ “il pd vuole”) completamente
inadatto a coinvolgere tutti quelli che al di fuori dal partito
dovrebbero essere spinti a votarlo come candidato del centro
sinistra (e poi come premier).
Altro
(grossolano) errore è stato quello di incassare più o meno
volontariamente l'appoggio di tutti i big del partito. Ottenere
l'approvazione di Veltroni e D'alema ha fatto il gioco di Renzi, che
spesso preferisce fare la figura del rottamatore (io sono il nuovo che
avanza, lui è la diretta emanazione dei vecchi dirigenti incapaci)
piuttosto che parlare di contenuti e progetti.
Almeno
in questa campagna elettorale per le primarie, che si fa ogni giorno
sempre più serrata, Bersani dovrebbe smetterla di comportarsi come
un arbitro imparziale che cerca di mettere pace tra le varie anime
del partito e trasformarsi in candidato e competitore. Per farlo deve
iniziare a parlare di leggi, di economia, di progetti politici.
Se la
competizione continuerà a basarsi sui proclami e sulla capacità di
emozionare ed emozionarsi, Renzi (così come Vendola) sarà sempre
più adatto di lui. Il campo in cui Bersani può competere alla pari
con il sindaco di Firenze sono i contenuti. Soltanto i contenuti.
Bersani
deve dimostrare al popolo della sinistra di appartenere genuinamente
alla socialdemocrazia europea. Deve ricordare a tutti quelli che
andranno a votare che le sue intenzioni sono quelle (sacrosante) di
snellire la burocrazia, individuare e smantellare le numerose
corporazioni che affossano il paese, abbassare le tasse. Ma che ha
intenzione di farlo senza cancellare la parola welfare dal
vocabolario politico.
Solo
in questo modo Renzi sarà costretto ad abbandonare tutte le riserve
e spiegarci finalmente che modello economico e sociale vuole per il
futuro. Perché come dimostra la mancata risposta ai quesiti di
Polito, il giovane sindaco fa fatica a sbottonarsi. Mentre noi per votare con coscienza ed
onniscenza abbiamo un assoluto bisogno di saperlo.
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