Era stato tutto preparato. Persino le
musiche iniziali lasciavano pensare ad una corrida, un lungo
inseguimento finalmente concluso con l'umiliazione della preda. Ma
Santoro aveva fatto i conti senza l'oste. Credeva di essere il
torero, invece il suo ruolo era quello del toro.
Berlusconi sorride, fa battute. Si
muove con scioltezza in un ambiente chiaramente ostile. Dimostra
ancora una volta che la televisione è il suo habitat natural, un
mezzo che padroneggia come nessun altro al mondo.
Se servizio pubblico fosse stato un
prodotto di giornalismo, per B sarebbe stata una disfatta. Metterlo
davanti ad una intervista vera avrebbe messo in risalto tutte le sue
contraddizioni, tutte le bugie che propina quotidianamente all'Italia
ed in particolare alla sua gente. Ma quello di Santoro non è
giornalismo, è avanspettacolo. Uno show fatto di duelli e di piccoli
monologhi da operetta dove Silvio Berlusconi può dare il meglio di
sé.
Ed allora eccoci qui, ad assistere
all'ennesimo spettacolo indegno dove Berlusconi ci spiega che
l'Italia non funziona perché è ingovernabile. Perché c'è il
parlamento e la corte costituzionale, queste schifezze che lo
ostacolano. Insomma, perché c'è la democrazia.
Sarebbe bastato un economista per
smascherare le bugie di B, un costituzionalista per fare luce
sull'assurdità delle sue idee istituzionali. Ma Santoro nel suo
personale plotone d'esecuzione chiama le due bionde, Innocenzi e
Castamagna, che al pari suo sono esperte conoscitrici delle relazioni
extraconiugali di Berlusconi, ma meno ferrate quando si parla di Pil
e costituzione. Il giornalismo sacrificato sull'altare dello share.
Il presidente del pdl quasi non ci
crede: invece che parlare dei disastri del berlusconismo, Santoro ed
il suo staff gli mostrano il famoso video in cui fa aspettare la
Merkel per parlare al cellulare. Difendersi dall'aumento del debito
pubblico, dalla mancata rivoluzione liberale è oggettivamente
impossibile, ma spiegare perché ha fatto attendere una culona
inchiavabile non è certo un problema per un matador come lui.
Persino Travaglio, emozionato dalla
vista del suo primo ed unico amore, sembra meno incisivo del solito.
I suoi monologhi sono troppo lunghi e letti troppo velocemente. Alla
fine è l'unico in grado di competere con B, pur uscendo comunque
sconfitto dallo scontro televisivo.
La ditta Santoro e Travaglio finisce
per fare un favore a B, la cui immagine di maschio alfa stava venendo
oscurata dalle sue interviste targate D'Urso e Giletti. Vincere nello
studio di servizio pubblico parlando dei comunisti non aiuterà il
Cavaliere a riconquistare palazzo chigi, ma serve a ricompattare il
suo elettorato fedele che lo seguirà anche questa tornata
elettorale.
Cosa dire di tutti questi giornalisti
che hanno fatto della lotta al berlusconismo l'unico obiettivo della
loro carriera? Questa serata sulla 7 ci ha dimostrato che
l'antiberlusconismo ed il berlusconismo sono due fenomeni funzionali
l'uno con l'altro. Entrambi parlano del nulla ed hanno portato questo
paese nel nulla. Ma fanno audience, e tutti parlano di loro. Ed in un
mondo governato dalla televisione questo basta ed avanza.
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