Mario Adinolfi non è soltanto un
blogger, uno scrittore, un conduttore televisivo ed un politico. Per
me rappresenta anche un'inestimabile termometro. Quando voglio capire
fino a che punto può arrivare il paraculismo, l'incoerenza, il
piagnisteo, io mi collego su internet e cerco l'ultima dichiarazione
pubblica del Marione nazionale.
Ho scoperto Adinolfi durante le primarie del 2007. Sono andato
a votare e mi sono ritrovato il suo faccione tra i candidati. Mi sono
chiesto chi diavolo fosse e, soprattutto, che senso avesse
presentarsi ad una competizione in cui non si ha nessuna possibilità
di vincere. Per farsi un po' di pubblicità gratuita, immagino. Ed
infatti i voti di Adinolfi furono a malapena una manciata. Come tutte
le volte che si è presentato alle elezioni senza listini bloccati,
del resto. Ma quella è tutta un'altra storia.
Terminate le primarie, non ho più
sentito parlato di lui per qualche tempo. Ma non potevo certo
rimanere senza le sue perle su internet, il calcio ed il
poker. Così mi sono messo a seguirlo su twitter. Tra i suoi
numerosissimi difetti, Adinolfi è pure juventino. Va bene, anche
questa è un'altra storia. Soprassediamo.
Alle elezioni politiche del 2008 Mario non entra in parlamento ed abbandona il Pd. Pur non avendo
alcun ruolo di rilievo all'interno del partito, fa un sacco di rumore
mentre esce, assicurandosi di sbattere la porta. Riconsegna la tessera al segretario del Pd scrivendo
una lunghissima lettera di cui non frega niente a nessuno,
figuriamoci a Bersani.
Il giorno dopo l'abbandono del
centrosinistra, diventa grillino. Intendiamoci, non proprio grillino
grillino, perché una porta per ritornare nell'ovile deve sempre
lasciarla aperta. Diciamo vicino alla posizione di Grillo, va. Che fa
molto democristiano, e quindi molto Adinolfi.
Divenuto ormai movimentista, Adinolfi
si trova davanti un dilemma morale: con le dimissioni del sindaco di
Civitavecchia ha la possibilità di entrare in parlamento. Qualcuno
direbbe: non accetterà. Non scenderà a patti con i suoi principi.
Lui è contro il listino bloccato ed ha strappato platealmente la
tessera del partito di cui era candidato. E invece no. Lui può
tutto, è Mario Adinolfi.
Quindi, realizzando un'operazione che
farebbe impallidire persino un democristiano, minimizza il suo
appoggio a Grillo ed entra come indipendente tra le fila del Pd. Voi
vi chiederete: ma che cazzo significa? Non lo sa nessuno, neanche
Adinolfi. Ma ubi poltrona, coerenza cessat.
Come scrisse Leonardo, c'è solo una
persona peggiore di quella che sputa nel piatto dove ha mangiato.
Quella che dopo averci sputato ritorna a mangiarci, come se niente
fosse. Continuando a scambiare l'opportunismo per libertà di
pensiero, l'incoerenza con l'indipendenza.
Adinolfi, che non se ne fa mancare neanche una, ha appoggiato Renzi alle ultime primarie, contribuendo attivamente alla sua disfatta. Le regole, ancora una volta, sono chiare:
chi partecipa poi accetta il verdetto delle urne. Ma cosa vuoi che
siano, per uno come Mario, le urne? Uno che è entrato in parlamento
con il listino bloccato dopo aver stracciato la tessera del Pd ed
averla rincollata con l'attack?
In barba a tutte le regole, in barba a
tutte le promesse, e soprattutto in barba alla propria dignità, il
giorno dopo aver terminato il suo mandato in parlamento Mario Adinolfi esce
nuovamente dal Pd ed annuncia il suo appoggio a
Mario Monti.
Con ogni probabilità il professore, visti i precedenti, si sarà toccato i coglioni.
Con ogni probabilità il professore, visti i precedenti, si sarà toccato i coglioni.
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