Caro Giuseppe,
mi permetto di darti del tu e di
chiamarti per nome perché, seguendoti sul blog e su Twitter, mi
sembra quasi di conoscerti.
Ti scrivo perché ho condiviso con te e
con tanti altri la necessità di indire le parlamentarie, l'unico
modo (finché non cambierà questa oscena legge elettorale) di dare
veramente voce ai cittadini. Ma ancora una volta sono rimasto deluso
e sconcertato dalle regole decise dalla direzione del Partito
Democratico.
Sinceramente mi sfugge la ratio della
maggior parte delle decisioni prese, tenuto conto del fatto che le
parlamentarie dovrebbero essere uno strumento per i cittadini tutti,
e non soltanto per i simpatizzanti o gli iscritti al Pd.
Fatta questa doverosa premessa, ti chiedo: che senso ha tenere fuori tutti coloro che non hanno votato alle primarie? Il 25 Novembre moltissimi non si sono recati ai seggi perché impossibilitati o semplicemente poco interessati alla sfida. Perché gli si impedisce di partecipare anche questa volta? Sembra che ai piani alti ci sia l'intenzione di recintare il cd “Popolo del Centro Sinistra”, censirlo. Ma un partito europeo deve parlare a tutti, e soprattutto deve andarsi a prendere ogni possibile voto. Le elezioni sono imminenti, il rischio di altri quattro anni di ingovernabilità alto: il Pd non deve rassicurare i suoi, deve entrare nella testa degli indecisi.
Fatta questa doverosa premessa, ti chiedo: che senso ha tenere fuori tutti coloro che non hanno votato alle primarie? Il 25 Novembre moltissimi non si sono recati ai seggi perché impossibilitati o semplicemente poco interessati alla sfida. Perché gli si impedisce di partecipare anche questa volta? Sembra che ai piani alti ci sia l'intenzione di recintare il cd “Popolo del Centro Sinistra”, censirlo. Ma un partito europeo deve parlare a tutti, e soprattutto deve andarsi a prendere ogni possibile voto. Le elezioni sono imminenti, il rischio di altri quattro anni di ingovernabilità alto: il Pd non deve rassicurare i suoi, deve entrare nella testa degli indecisi.
Il numero di firme da raccogliere, poi,
rende impossibile per chiunque non sia già all'interno dell'apparato
del partito di presentare la propria candidatura. In questo modo i
famosi nomi “pescati” dalla società civile hanno più
possibilità di venire scelti dal segretario attraverso la
cooptazione nella sua lista bloccata piuttosto che attraverso
l'elezione diretta.
E poi, soprattutto, mi chiedo come si
possano eleggere i parlamentari (che si occuperanno di materie aventi
rilievo nazionale o internazionale) sulla base di liste compilate su
base locale. Faccio l'esempio di Macerata, città in cui abito: si
sono candidate sette persone di cui non so ASSOLUTAMENTE nulla, salvo
che cinque di loro sono bersaniani e due renziani. Come posso votare quando non so cosa pensano di politica economica, di
unioni omosessuali, sui temi del lavoro e dell'istruzione? Si era
detto che dopo le primarie le divisioni sarebbero venute meno, invece
mi ritrovo a dover scegliere tra cinque “bersaniani” che fanno
parte dell'apparato del Pd e sono nel direttivo locale, e due
renziani che ripetono pedissequamente quanto detto da Matteo durante
la sua campagna.
Va bene il collegamento con il
territorio, ma il Pd non è la Lega. Non deve difendere gli interessi
di una microregione a discapito del sistema paese. I parlamentari
devono parlare a tutti gli italiani e devono occuparsi di materie per
cui sono richieste competenze specifiche. Competenze che in queste
parlamentarie non verranno fuori (almeno non nel mio territorio).
Il rischio è che diventi tutta una
sfida muscolare tra apparati e tra correnti, con i cittadini che non
solo non hanno la possibilità di candidarsi, ma neanche di votare.
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