martedì 29 maggio 2012

Il terremoto su twitter, ovvero la fiera dell'ipocrisia.






Se un popolo venisse giudicato dal modo in cui affronta le tragedie, noi italiani forse saremmo i peggiori ed i migliori del pianeta. Già, perché mentre centinaia di volontari si recavano nei luoghi del territorio per aiutare gli sfollati, su twitter si celebrava la fiera dell'ipocrisia.

Per scatenare l'isteria collettiva, si sa, basta poco. Ad accenderla infatti è un tweet di Melissa Satta, ex velina e non so che altro piuttosto famosa nella penisola, colpevole di condividere con i suoi follower il suo nuovo look occhialuto in un momento così drammatico:





Allo sfortunato messaggio seguono numerosi tweets di insulti e indignazione, come se la signorina Satta solitamente si occupasse della teoria della relatività o la pace in Medio Oriente. La modella si scusa e la rabbia della folla si spegne.
Ma solo per poco. Sotto l'egida dell'ashtag #no2giugno, il popolo di twitter trova un altro acerrimo nemico: la parata militare. Che, secondo giornalisti ben informati sui fatti, costerebbe fino a 10 milioni di euro.



                                 




Ora, io non sono un grande fan della parata militare, però il 2 giugno non si celebra la festa della bruschetta, ma la nascita della Repubblica Italiana. Capisco che sia difficile di questi tempi trovare un italiano legato al proprio paese, ma non stiamo parlando di una ricorrenza qualunque.
Con questo non voglio dire che dobbiamo festeggiare fregandocene di quello che sta succedendo in Emilia. Dico solo che, proprio per rispetto delle persone che stanno soffrendo per il terremoto, dovremmo renderci conto di quanto sia assurda  e demagogica questa proposta.
Perché, tralasciando il fatto che i soldi per la parata sono già stati spesi, non saranno certo i due o tre milioni del 2 giugno a restituire una casa agli italiani che l'hanno persa. E perché se adesso sopprimiamo la ricorrenza, dovremo sopprimerla sempre: l'anno scorso c'è stato il record decennale di morti bianche sul posto di lavoro, eppure il 2 giugno si è celebrato ugualmente. Perché per A si, ma per B no?
Il 2 giugno dovrebbe rappresentare l'unità di tutti gli italiani di fronte alle tragedie, ed i politici prima degli altri hanno il dovere di rendersene conto. E invece no:



Sono rimasto affranto dalle immagine del terremoto, dalla distruzione dei luoghi e dalla morte delle persone. Ma questa solidarietà farlocca, che dura soltanto fino alla prossima partita di calcio, non serve a nessuno. Ho visitato l'Aquila due volte negli ultimi due anni ed ho visto la desolazione negli occhi dei terremotati. La consapevolezza di essere stati dimenticati, la certezza di essere ormai passati nell'immaginario collettivo da vittime a rompicoglioni.

Restiamo vicini a queste persone, vigiliamo affinchè lo Stato non si dimentichi di loro. Ma non usiamo questi eventi per mandare messaggi, o per fare politica. Qualcuno ha addirittura messo in vendita libri sul terremoto nel proprio blog. Oggi stesso, come se niente fosse. Non seguiamo Grillo nello sciacallaggio.






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