sabato 3 dicembre 2011

Un'Europa a due velocità non è la soluzione.


Alcuni commentatori (anche di fama internazionale) hanno avanzato l'ipotesi di dividere il processo di integrazione europea in due (o più) canali. Le formule variano in base alle proposte, ma il nucleo dell'idea rimane sempre la stessa: gli stati virtuosi (Germania, Olanda, Finlandia, forse Francia) non possono permettersi il lusso di rimanere attaccati a paesi che hanno dimostrato di non poter mantenere gli impegni politici e di bilancio.
Una soluzione del genere non è in alcun modo auspicabile, perché il futuro dell'Europa non può passare attraverso l'emarginazione di paesi come il Portogallo, l'Irlanda o la Grecia. Qualcuno riuscirebbe ad immaginare un'unione di paesi latinoamericani senza il Cile o l'Argentina? No. Allo stesso modo appare impossibile dare credibilità ad un progetto europeo senza paesi che hanno fatto la storia del continente. La Grecia, anche se adesso appare agli occhi di tutti come un paese di bugiardi fraudolenti, rimane comunque la culla della nostra cultura. Lasciarla indietro avrebbe degli effetti dirompenti sia a livello economico che a livello politico.

Ma quali sono i motivi principali che mi spingono a rifiutare l'idea di un'Europa a due corsie?

1)Per equità e solidarietà. L'Europa di oggi e di domani non si può certo basare sulla legge del più forte. Sebbene i paesi che in questo momento si trovano inermi davanti alla crisi sono colpevoli tanto quanto il crack finanziario, l'Europa non può abbandonarli nel momento del bisogno. Se siamo un Unione politica, dobbiamo lanciare una scialuppa ai patner in difficoltà, non aiutarli ad affondare.

2)Per lo sviluppo economico e politico del continente. I paesi che in questo momento riescono ad affrontare la crisi con maggior successo (Germania e Finlandia avanti a tutti) hanno tratto degli immensi benefici dall'Unione Europa. La possibilità di disporre di un mercato unico, senza frontiere e con la stessa moneta, ha permesso alla Germania ed agli altri paesi più ricchi di svilupparsi enormemente. Ma se vogliono mantenere il loro livello di sviluppo devono aiutare i loro colleghi in crisi.

3)per l'architettura costituzionale europea. Perché l'Europa già prevede uno sviluppo a più corsie. L'euro ne è un esempio lampante. Alcuni paesi hanno adottato la moneta unica, altri invece continuano a stampare una propria valuta nazionale. Questo ha già diviso l'Ue in due tronconi, tra paesi che fanno parte della cd “Eurozona” e paesi che invece ne restano fuori. Inoltre i trattati prevedono numerose materie (come lo sviluppo militare) in cui i paesi membri possono iniziare una “cooperazione rafforzata”, ossia possono iniziare delle politiche di integrazione senza che tutti i paesi dell'Unione partecipino. Le formule previste dalle regole europee non sempre sono sufficienti, ma non possiamo dividere l'Ue più di quanto sia già divisa.
Dobbiamo piuttosto iniziare a domandarci cosa ha intenzione di fare un paese cardine della nostra storia come il Regno Unito, che continua caparbiamente ad allontanarsi dall'Unione Europa, rischiando di rimanere completamente fuori dal processo di integrazione.

4)Per la soluzione della crisi. Non possiamo farci troppe illusioni. Nessuno dei paesi dell'Unione Europea può sperare di superare questa crisi da sola. O se ne esce tutti insieme, o si cola a picco da soli. Pensare che in Europa ci siano delle aree incancrenite in un corpo sano è il modo migliore per gettarci tra le braccia degli speculatori. L'Europa è chiamata ad affrontare questa crisi nel momento più difficile della sua storia, ma problemi globali richiedono soluzioni globali. In gioco non c'è solo il destino dell'euro o dell'Unione europea, ma anche il futuro del nostro benessere e delle generazioni prossime a venire.

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