mercoledì 26 dicembre 2012

Caro Civati, non credo che fossero queste le parlamentarie che volevamo.

Caro Giuseppe,
mi permetto di darti del tu e di chiamarti per nome perché, seguendoti sul blog e su Twitter, mi sembra quasi di conoscerti.
Ti scrivo perché ho condiviso con te e con tanti altri la necessità di indire le parlamentarie, l'unico modo (finché non cambierà questa oscena legge elettorale) di dare veramente voce ai cittadini. Ma ancora una volta sono rimasto deluso e sconcertato dalle regole decise dalla direzione del Partito Democratico. 
Sinceramente mi sfugge la ratio della maggior parte delle decisioni prese, tenuto conto del fatto che le parlamentarie dovrebbero essere uno strumento per i cittadini tutti, e non soltanto per i simpatizzanti o gli iscritti al Pd.

Fatta questa doverosa premessa, ti chiedo: che senso ha tenere fuori tutti coloro che non hanno votato alle primarie? Il 25 Novembre moltissimi non si sono recati ai seggi perché impossibilitati o semplicemente poco interessati alla sfida. Perché gli si impedisce di partecipare anche questa volta? Sembra che ai piani alti ci sia l'intenzione di recintare il cd “Popolo del Centro Sinistra”, censirlo. Ma un partito europeo deve parlare a tutti, e soprattutto deve andarsi a prendere ogni possibile voto. Le elezioni sono imminenti, il rischio di altri quattro anni di ingovernabilità alto: il Pd non deve rassicurare i suoi, deve entrare nella testa degli indecisi.

Il numero di firme da raccogliere, poi, rende impossibile per chiunque non sia già all'interno dell'apparato del partito di presentare la propria candidatura. In questo modo i famosi nomi “pescati” dalla società civile hanno più possibilità di venire scelti dal segretario attraverso la cooptazione nella sua lista bloccata piuttosto che attraverso l'elezione diretta. 

E poi, soprattutto, mi chiedo come si possano eleggere i parlamentari (che si occuperanno di materie aventi rilievo nazionale o internazionale) sulla base di liste compilate su base locale. Faccio l'esempio di Macerata, città in cui abito: si sono candidate sette persone di cui non so ASSOLUTAMENTE nulla, salvo che cinque di loro sono bersaniani e due renziani. Come posso votare quando non so cosa pensano di politica economica, di unioni omosessuali, sui temi del lavoro e dell'istruzione? Si era detto che dopo le primarie le divisioni sarebbero venute meno, invece mi ritrovo a dover scegliere tra cinque “bersaniani” che fanno parte dell'apparato del Pd e sono nel direttivo locale, e due renziani che ripetono pedissequamente quanto detto da Matteo durante la sua campagna. 

Va bene il collegamento con il territorio, ma il Pd non è la Lega. Non deve difendere gli interessi di una microregione a discapito del sistema paese. I parlamentari devono parlare a tutti gli italiani e devono occuparsi di materie per cui sono richieste competenze specifiche. Competenze che in queste parlamentarie non verranno fuori (almeno non nel mio territorio).
Il rischio è che diventi tutta una sfida muscolare tra apparati e tra correnti, con i cittadini che non solo non hanno la possibilità di candidarsi, ma neanche di votare.

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