mercoledì 8 agosto 2012

Dalla parte di Schwazer.

Vedendo le Olimpiadi seduto sulla poltrona, l'italiano medio potrebbe pensare che lo sport è prima di tutto tenacia, rispetto delle regole e dell'avversario, spirito di sacrificio. Ma chiunque abbia praticato una disciplina sportiva sa bene che agonismo significa anche cattiveria, prevaricazione, furbizia al limite dell'inganno. La visione dello sport come di un'attività che di per sé è in grado di migliorare l'uomo è frutto di un'analisi plurisecolare sciocca e raffazzonata. Lo sport può portare benefici all'essere umano soltanto tenendo conto della maniera in cui viene praticato e le capacità delle persone che se ne occupano.

Fatta questa doverosa introduzione, è bene analizzare con occhio critico i risultati della spedizione italiana a Londra e rendersi conto di un dato incontrovertibile:la nostra nazionale ha raggiunto degli splendidi risultati soltanto negli sport minori, con un evidente zero assoluto nel medagliere sia nel nuoto che nell'atletica leggera.
La carabina, la scherma, il tiro con l'arco sono sport stupendi che meritano di essere praticati ed aperti al grande pubblico, ma tutte le medaglie che ci hanno regalato gli italiani che si sono cimentati in queste discipline non sono frutto di una politica sportiva, bensì della caparbietà e della costanza dei singoli atleti.
Manca completamente una visione d'insieme, un progetto per il futuro dello sport in Italia. Invece che dare uno stipendio agli atleti già formati e maturi spacciandoli per militari, l'obiettivo del Coni dovrebbe essere quello di riportare lo sport nelle scuole, tra i giovani. Non solo per rivedere finalmente un Mennea o uno Yuri Chechi con la casacca della nazionale italiana, ma anche e soprattutto per combattere l'obesità e tutte quelle malattie che possono essere arginate soltanto con una vita sana ed una costante pratica sportiva.
Ma per promuovere un progetto occorrono delle idee, e per avere delle idee serve persone che si intendano di sport. Tutto il contrario dei burocrati del Coni.


L'importante non è vincere, ma partecipare. Diceva il padre dello spirito olimpico. Beati gli ultimi, perché saranno i primi, sosteneva un personaggio altrettanto famoso.
Eppure gli italiani non riescono proprio a vedere le proprie stelle perdere. Non sono riusciti a perdonare alla Pellegrini un'olimpiade senza medaglie, nonostante i grandi successi degli ultimi anni nella sua specialità. L'accusa è di essere una sbruffona, una che pensa alle pubblicità invece di nuotare.
La verità è che in Italia puoi crearti un'immagine fuori dalle competizioni solo se sei un calciatore. Solo se pratichi lo sport nazionale puoi di andare in tv, essere antipatico, diventare una figura nazionale. Se pratichi solo il nuoto, e per di più sei una donna, devi essere umile, simpatica, con la testa sulle spalle. Zitta e nuota, e se non vinci ti tiriamo anche i pomodori.

Ma l'usanza medievale di allestire gogne sulla pubblica piazza, che nel secolo di internet è splendidamente rappresentata dai social network, raggiunge il suo apice con l'espulsione di Schwarzer per doping.
Apriti cielo, finalmente abbiamo un mezzo tedesco da impiccare! Un popolo che ha imparato a perdonare tutto, abituato alle raccomandazioni ed alle furberie, non può accettare che un suo atleta prenda dell'epo. No, questo proprio non si può. Errare è umano, ma in Italia non è permesso. Non nella settimana delle olimpiadi, comunque.

E proprio questo quello che cercavo di spiegare nella mia piccola introduzione: lo sport combatte l'obesità, le insufficienze cardiache, persino la solitudine. Ma solo se gestito da persone competenti, solo se praticato con un certo spirito.
Ma se la mentalità è quella medievale dimostrata in queste olimpiadi dagli italiani, allora lo sport può essere un'arma tremenda. Può persino distruggere la vita di un atleta abituato al lavoro ed il sacrificio. Un ragazzo come Alex Schwazer.

Nessun commento:

Posta un commento