venerdì 11 gennaio 2013

Servizio Pubblico: la disfatta di Santoro.

Era stato tutto preparato. Persino le musiche iniziali lasciavano pensare ad una corrida, un lungo inseguimento finalmente concluso con l'umiliazione della preda. Ma Santoro aveva fatto i conti senza l'oste. Credeva di essere il torero, invece il suo ruolo era quello del toro.

Berlusconi sorride, fa battute. Si muove con scioltezza in un ambiente chiaramente ostile. Dimostra ancora una volta che la televisione è il suo habitat natural, un mezzo che padroneggia come nessun altro al mondo.

Se servizio pubblico fosse stato un prodotto di giornalismo, per B sarebbe stata una disfatta. Metterlo davanti ad una intervista vera avrebbe messo in risalto tutte le sue contraddizioni, tutte le bugie che propina quotidianamente all'Italia ed in particolare alla sua gente. Ma quello di Santoro non è giornalismo, è avanspettacolo. Uno show fatto di duelli e di piccoli monologhi da operetta dove Silvio Berlusconi può dare il meglio di sé.

Ed allora eccoci qui, ad assistere all'ennesimo spettacolo indegno dove Berlusconi ci spiega che l'Italia non funziona perché è ingovernabile. Perché c'è il parlamento e la corte costituzionale, queste schifezze che lo ostacolano. Insomma, perché c'è la democrazia.

Sarebbe bastato un economista per smascherare le bugie di B, un costituzionalista per fare luce sull'assurdità delle sue idee istituzionali. Ma Santoro nel suo personale plotone d'esecuzione chiama le due bionde, Innocenzi e Castamagna, che al pari suo sono esperte conoscitrici delle relazioni extraconiugali di Berlusconi, ma meno ferrate quando si parla di Pil e costituzione. Il giornalismo sacrificato sull'altare dello share.

Il presidente del pdl quasi non ci crede: invece che parlare dei disastri del berlusconismo, Santoro ed il suo staff gli mostrano il famoso video in cui fa aspettare la Merkel per parlare al cellulare. Difendersi dall'aumento del debito pubblico, dalla mancata rivoluzione liberale è oggettivamente impossibile, ma spiegare perché ha fatto attendere una culona inchiavabile non è certo un problema per un matador come lui.

Persino Travaglio, emozionato dalla vista del suo primo ed unico amore, sembra meno incisivo del solito. I suoi monologhi sono troppo lunghi e letti troppo velocemente. Alla fine è l'unico in grado di competere con B, pur uscendo comunque sconfitto dallo scontro televisivo.

La ditta Santoro e Travaglio finisce per fare un favore a B, la cui immagine di maschio alfa stava venendo oscurata dalle sue interviste targate D'Urso e Giletti. Vincere nello studio di servizio pubblico parlando dei comunisti non aiuterà il Cavaliere a riconquistare palazzo chigi, ma serve a ricompattare il suo elettorato fedele che lo seguirà anche questa tornata elettorale.

Cosa dire di tutti questi giornalisti che hanno fatto della lotta al berlusconismo l'unico obiettivo della loro carriera? Questa serata sulla 7 ci ha dimostrato che l'antiberlusconismo ed il berlusconismo sono due fenomeni funzionali l'uno con l'altro. Entrambi parlano del nulla ed hanno portato questo paese nel nulla. Ma fanno audience, e tutti parlano di loro. Ed in un mondo governato dalla televisione questo basta ed avanza.

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