martedì 5 luglio 2011

La TAV: l'ennesima prosopopea tragicomica italiana.

La Tav rappresenta un’opportunità o un inutile costo per l’Italia? Non posso certo essere io a rispondere, dato che non voglio accodarmi ai numerosissimi “esperti” che cercano di dare una risposta al quesito senza avvalersi dello straccio di un numero, una prova, uno studio o un’analisi. Disgraziatamente, come sempre accade nelle questioni di una certa rilevanza, in Italia si improvvisano tutti professori .

L’opera avrà un impatto invasivo sul territorio, inutile negarlo. E per costruirla servono molti più soldi di quelli che abbiamo: 25 miliardi di euro, di cui solamente seicento provenienti dall’Unione Europea. Gli altri dovremmo metterli noi, anche se non si sa bene come, dato che abbiamo il terzo debito pubblico del mondo e dobbiamo già tagliare 43 miliardi di euro di spese pubbliche.

Quei pochi che non si sono lasciati sopraffare dall’isteria collettiva e si sono basati su dati concreti concordano solamente in una cosa: la linea ferroviaria già esistente tra Piemonte e Francia viene SOTTOutilizzata, mentre il trasporto su gomma viene SOVRAutilizzato.  Poi alcuni sostengono che prima di costruire un’opera mastodontica come la Tav sarebbe meglio potenziare i tratti già esistenti, altri dicono che se si abbandonassero i lavori si perderebbe un importante svincolo che costituisce una (notevole) spesa iniziale ma un investimento per il futuro.

TUTTI  sembrano essere d'accordo solamente su un punto. La Tav, per poter funzionare una volta costruita, dovrà dirottare il trasporto su gomma (i numerosi tir che ingolfano le nostre autostrade) verso quello a rotaie. E tale trasformazione non avverrà per magia o per grazia divina, ma occorrerà una politica di trasporti SERIA. Voi avete mai visto una politica seria e lungimirante in Italia? Ricordo che dobbiamo ancora finire la Salerno Reggio Calabria.
Morale della favola: io non so se costruire la Tav sia una buona idea. Ma il rischio che diventi un’immensa cattedrale del deserto mi sembra dietro l’angolo.

Ma è su un altro punto che desidero soffermarmi. Perché in Italia ogni progetto tecnico, che dovrebbe quindi suscitare delle discussioni di carattere tecnico, diventa una tragedia politico sociale?
La tav è l’ennesima prosopopea tragicomica italiana. Dimostra la nostra totale incapacità di uscire fuori da schemi mentali ed ideologici ormai vecchi, stantii.

Io non so perché moltissimi ragazzi sentano il bisogno di diventare black bloc. Non so perché lo fanno, non so cosa sperino di ottenere. Credo però che facciano un danno a tutti quelli che protestano legittimamente e pacificamente.  Offuscano i veri motivi della protesta.
E non capisco neanche perché ogni volta che ci sono gli scontri tra polizia e manifestanti la questione diventa politica. Quelli di destra si schierano con quelli che hanno i manganelli, quelli di sinistra con quelli che hanno i sassi. Come se gli scontri fossero una partita di calcio e non una sconfitta per tutti.

La verità è che la politica è felice dei combattimenti, della violenza. Perché così almeno può radicalizzare ogni cosa, può dire che sono solo i centri sociali che non vogliono l’opera. Ed in questo modo non deve dare spiegazioni, non deve dare numeri sui costi e sull’utilità dell’opera. Così può evitare le spiegazioni.
Torno a ripetere: non sto dicendo che la Tav non debba essere fatta. Sto dicendo che ai piani alti nessuno si è preoccupato di spiegarci i perché, i come, i quando.  Per loro è più facile andare avanti per slogan, è più facile dire “se non la facciamo restiamo fuori dall’Europa”, “dobbiamo farla se no perdiamo i fondi europei”.
Se si cercasse maggiormente il dialogo, forse si toglierebbe benzina alla macchina della violenza.
http://www.ilpost.it/filippozuliani/2011/07/01/i-numeri-della-tav
/http://www.ilpost.it/2011/07/05/tav-valsusa/

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