sabato 11 giugno 2011

Favorire l’astensionismo è vigliacco ed antidemocratico.

Siamo arrivati alle comiche finali. Il governo Berlusconi, dopo averci fatto spendere trecento milioni di euro opponendosi all’accorpamento del referendum con le elezioni amministrative, adesso invita apertamente gli italiani all’astensione.
Si tratta di un fatto grave: il referendum è l’unico strumento di democrazia diretta previsto dalla nostra costituzione ed il governo dovrebbe incoraggiarne l’utilizzo, non disincentivarlo. Perché non recarsi alle urne non significa esercitare un diritto, ma ammettere implicitamente che non siamo abbastanza maturi per decidere sul nostro futuro. Vogliamo forse un paese che ha sempre bisogno di delegare le decisioni più importanti ai politici di professione?
Nel corso degli ultimi anni sia i governi di destra che quelli di sinistra hanno implicitamente invitato all’astensione sulla base di interessi transitori. Ma Berlusconi ha superato ogni limite:modificando delle norme con l’unico intento di depotenziare il referendum ha dimostrato che il premier cerca il consenso del suo elettorato solo quando è in maggioranza.
Incitare all’estensione è antidemocratico perché spinge i cittadini a disimpegnarsi alla cosa pubblica ed è vigliacco perché punta al non raggiungimento del quorum avvalendosi anche dell’inerzia di tutti gli indifferenti per scelta, che non votano da tempo né alle elezione né ai referendum. Una massa di persone destinate a crescere, con questi politici in parlamento.
L’unico modo per cambiare qualcosa in democrazia è attraverso la partecipazione alle sorti della nazione. Partecipazione culturale, civile, volontaria. Ma anche la partecipazione è inutile senza il voto. L’importante è esercitare il proprio diritto di voto, ed esercitarlo bene. Andiamo a votare, ci sarà sempre tempo di delegare ad altri il nostro futuro.   

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