sabato 4 giugno 2011

QUALCUNO CI SALVI DALLA MODERAZIONE.


Rimarrà lungamente impresso nella  mente di molti lo sconforto dei dirigenti del Pd milanese alla vittoria di Pisapia alle primarie,(http://tg24.sky.it/tg24/politica/2010/11/15/primarie_pd_milano_giuliano_pisapia_stefano_boeri.html), per non parlare dei ridicoli tentativi di Enrico Letta, appena vinte le elezioni milanesi, di spiegare ai colleghi del Pdl che, nonostante il passato ed il presente semicomunista, Pisapia è un moderato.
Ad ogni elezione sempre la stessa storia: i berlusconiani ed i leghisti accusano il centrosinistra di essere una massa di comunisti, mangiatori di bambini, amici degli immigrati e organizzatori di centri sociali a tradimento.
Ma non sono le accuse troglodite che feriscono l’elettorato, ma i modi pietosi con cui alcuni componenti della sinistra italiana giurano e spergiurano di essere moderati, di non essere estremisti, di non aver mai assaggiato un bambino. Non  sarà ora di dire basta?
Cosa vuol dire essere moderato? I politici devono per mestiere compiere delle scelte, anche dolorose. Serve coraggio, competenza, lungimiranza, conoscenza, studio e analisi critica dei problemi, non moderazione.

E poi l’accusa di estremismo, vorrei ricordare ai cari compagni del pd, arriva da coloro che dal 1994 hanno messo il parlamento al servizio di un uomo solo, da coloro che definisco i magistrati “un cancro incurabile”. Ci chiamano estremisti le stesse persone che hanno accusato Pisapia di voler trasformare Milano in una zingaropoli, che fino a pochi anni fa chiedevano la secessione del nord dal sud, che fino all’altro ieri gridavano alle ronde e alla caccia al marocchino. A me, sinceramente, tanto moderati non sembrano.

Se poi si dice moderato ma si intende “berlusconiano” allora, come diceva giustamente qualcuno, occorre ridare alle parole il loro vero significato. Bisogna lavare i nostri vocaboli dalla sporcizia del lessico berlusconiano. Dobbiamo smetterla di utilizzare le parole nel modo in cui le utilizza Berlusconi, dobbiamo ridare alla nostra lingua il suo significato originario. Moderato è un aggettivo che va bene per i toni, per i modi di fare, ma non per la politica. La politica non deve essere moderata, deve essere limpida, chiara, cristallina. Deve avere il coraggio di fare delle scelte e di farne partecipi gli italiani. L’unica vera riforma della seconda repubblica rimane l’euro. Non sarà tempo di abbandonare questo modo di fare moderato?

Talvolta ho come l’impressione che nella difesa ad oltranza del moderatismo vi è una difesa del cattolicesimo. Casini quando spergiura di essere l’unico moderato in parlamento sembra voglia dichiarare di essere l’unico cattolico. Ma è tempo di estraniare la politica dalla fede. In cosa creda il politico che amministra il mio territorio mi è completamente indifferente, purché amministri bene.

Forse la conclusione migliore di questo articolo sarebbe quella di invitare il centrosinistra a non guardare ai moderati dell’Udc, ma di iniziare a disegnare una coalizione che guardi a sinistra. Ma se terminassi così questa mia invettiva, darei anche io un mio personale significato alla “moderazione”. Mentre le mie intenzioni erano chiare: ridare al termine un’accezione meno strumentale.
Perché bisogna essere moderati nei toni, nei modi e nelle parole. Ma non nelle idee.

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