sabato 29 dicembre 2012

Pubblico chiude.

Pubblico chiude. Un'avventura editoriale durata pochissimo, annunciata in pompa magna e morta senza troppo clamore. I giornalisti sono in sciopero e annunciano che domani il giornale non sarà in edicola, l'editore-direttore dice di no.
La fine lampo di Pubblico rappresenta probabilmente una soluzione migliore alla lenta e assurda agonia del Manifesto, ma rimane da chiedersi come sia possibile una cosa del genere: chiudere un giornale aperto appena tre mesi fa. Il più sprovveduto dei business plan prevede almeno un anno in disavanzo, cosa avevano in testa Telese e Tessarolo quando hanno deciso di lanciare un quotidiano cartaceo in un mercato già saturo?

Basta fare una piccola ricerca su facebook per scoprire che molti dei collaboratori di Pubblico sono sottopagati, e adesso rischiano addirittura di non ricevere gli stipendi arretrati. Sono cose che fanno riflettere. Anzi, sono cose che fanno incazzare.

Odio le metafore forzate, soprattutto quando ci sono in mezzo fatti di cronaca. Soprattutto quando c'è in mezzo il lavoro ed il futuro delle persone. Ma Pubblico è veramente la dimostrazione che noi sinistroidi siamo spesso più bravi a parlare che a fare le cose. I migliori critici degli imprenditori italiani, salvo poi comportarci nelle peggiori maniere quando iniziamo un'impresa noi.

Telese dice che avrà modo di spiegarsi domani sulle pagine del giornale. Leggeremo la sua versione dei fatti e ci faremo un'opinione. Ma Luca, stai attento: perché c'è solo una cosa peggiore dello sfruttare il lavoro delle persone. É fare la morale agli sfruttatori e poi comportarsi nella stessa maniera.

Nessun commento:

Posta un commento