lunedì 23 maggio 2011

Il preoccupante caso di Dominique Strauss-Kahn.

Dominique Strauss-Kahn, presidente del fondo monetario internazionale e favorito alle imminenti presidenziali francesi, è stato arrestato a New York con l’accusa di aver stuprato una cameriera di origini africane.
I  processi che coinvolgono personalità di così alto livello risvegliano sempre i peggiori comportamenti delle persone.  Noi, sommersi dai processi berlusconiani, lo sappiamo bene.

Tuttavia il principio che dovrebbe guidare le democrazie occidentali è quello della parità dei diritti e dei doveri e nessun processo mediatico dovrebbe sostituirsi a quello giudiziario. Perché, sebbene con i suoi difetti ed i suoi limiti, il processo fatto dai giudici è il frutto di secoli di lavoro al fine di ottenere un risultato che sia il più vicino possibile a uguaglianza e giustizia. Quello mediatico invece si basa sull’auditel, sulla risonanza internazionale, sull’ingegno dei cd “giornalisti”: non mi sembra ci siano gli estremi per considerare i processi televisivi equi ed imparziali.

Se partiamo da questo presupposto, e dal fondamentale principio giuridico della presunzione d’innocenza, appaiono quanto mai inopportune sia le prese di posizioni francesi, che gridano subito al complotto e difendono Dsk a spada tratta, sia quelle statunitense, che si vantano del proprio sistema giuridico, a loro dire capace di trattare i poveri ed i potenti allo stesso modo.

I francesi sbagliano. Sbagliano a vedere complotti in ogni dove, e soprattutto sbagliano quando ricordano al mondo tutti i pregi e tutte le cose buone fatte dal presidente del fondo internazionale. Tutti riconosciamo i meriti di Dsk, ma questo non significa che sia innocente. Non è solo una questione di giustizia per il francese, c’è anche il diritto della donna americana da tutelare.
Senza contare che molte delle difese funamboliche che ho sentito negli ultimi giorni rasentano l’assurdo. Tutti conoscono la passione del socialista per il bere e le donne,  dire il contrario è come affermare che fa freddo su marte.

Anche molti americani sono chiusi in un ostruzionismo ideologico che non fa bene al naturale svolgimento del processo.  Tanti, troppi giornalisti si gonfiano il petto e glorificano il sistema giudiziario statunitense, che a parer loro non fa “sconti a nessuno”. Eppure anche questo comportamento mi sembra quanto meno bizzarro, primo perché gli Stati Uniti rimangono comunque uno dei paese in cui sono più forti le differenze tra ricchi e poveri (anche a livello giudiziario), secondo perché portare in tribunale un politico dovrebbe essere la normalità. In una democrazia dovremmo essere tutti uguali di fronte alla legge (sig).

Negli Stati Uniti mi sembra che lo spirito puritano che ha già fatto tanti danni alla nazione rinasca ogni volta che i fenomeni sociali e politici assumono una certa valenza, soprattutto internazionale. Ma l’imparzialità e l’equidistanza in questo processo sono quanto mai importanti per ottenere giustizia. Perché c’è’ una donna che potrebbe essere stata stuprata. Merita giustizia. Oppure c’è un uomo che potrebbe essere stato infangato e imprigionato ingiustamente. Merita compensazione. Entrambi, comunque, meritano una presunzione di innocenza che fino ad ora non hanno avuto.  

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