giovedì 2 febbraio 2012

Quei tredici milioni che andavano portati in salvo....

Nella selva oscura della politica italiana i soldi, si sa, spariscono. Si conoscono sempre i modi in cui entrano,ma poi la fine che fanno è sconosciuta ai più. Ma che addirittura milioni di euro    fuggissero in Canada “all'insaputa” dei politici, questa mi suona nuova. Ma facciamo un passo indietro.

La Margherita è un partito zombie che, nonostante la fusione con i Ds e la nascita del Pd, continua ad esistere. La cosa, di per sé, mi lascerebbe del tutto indifferente, se non fosse per il fatto che questa organizzazione di morti dovrebbe avere nel suo patrimonio tredici milioni di fondi pubblici. Ergo, soldi nostri.

Il 20 giugno del 2011 i dirigenti del partito si riuniscono per decidere cosa fare dell'ingente patrimonio. Luciano Neri propone:“La cosa più logica, per me, sarebbe dividere i fondi tra organizzazioni sociali: Emergency, la Caritas, Medici senza Frontiere”. Ora, forse sono io che sono tardo, ma proprio non capisco: se un partito che non esiste più continua ad avere nel suo patrimonio tredici milioni di soldi PUBBLICI, perché li deve mandare ad Emergency? La logica vorrebbe (soprattutto con i tempi che corrono) che tutto quel denaro venisse restituito all'ente erogatore, cioè lo Stato. Troppo facile fare beneficenza con i soldi degli altri.  

Ma le stranezze non finiscono qui. Lusi,jl tesoriere della Margherita, si dimentica accidentalmente di inviare ai presenti il bilancio del partito e propone di approvarlo senza prenderne visione. Quando qualcuno (Arturo Parisi) protesta, il tesoriere inizia a fare i capricci: pretende che i suoi colleghi si fidino di lui. Ora, in tutta onestà, se io facessi parte di una società ed il mio tesoriere mi dicesse di fidarmi, la prima cosa che farei sarebbe correre a controllare il bilancio. Ma i dirigenti non sono così maliziosi, ed alla fine si accontentano di un unico estratto contabile che Lusi si rifiuta addirittura di lasciare in mano ai presenti.

Due giorni fa esplode il caso. I soldi, guarda caso, sono arrivati in una nebbiosa società canadese e (forse) sono addirittura rientrati in Italia tramite lo scudo fiscale. Naturalmente il furto è avvenuto all'insaputa di tutti, ed i soldi non si sa bene che fine abbiano fatto.

Perché la Margherita ha continuato a ricevere soldi pubblici fino ad ora? E perché continuava ad avere in bilancio tredici milioni di euro in attivo? Come è possibile che una persona sola avesse il potere di disporre di una cifra così ingente? (Lusi poteva compiere operazioni finanziare senza il bisogno di autorizzazione fino a centomila euro. Per rubare i soldi è ricorso a trasferimenti multipli da novantamila). E' possibile che il tesoriere abbia agito all'insaputa di tutti?

Tutte domande a cui solo la magistratura può trovare risposta. E' sicuramente arrivato il momento di modificare la legge sul finanziamento ai partiti. I fondi erogati devono essere equiparati alla media europea ed elargiti con minore prodigalità.
Fino ad ora i partiti, considerati in tutto e per tutto enti privati, hanno goduto di una libertà di autoregolazione che non si sono mai meritati. Finché si reggono con le loro gambe possono darsi le regole che vogliono, ma se ricevono soldi pubblici devono andare incontro agli stessi controlli che ricevono le società di capitale. Ci deve essere l'obbligo di controllo contabile ed i dirigenti devono essere responsabili insieme al patrimonio del partito per i soldi che ricevono. Se spariscono ne devono rendere conto. E se non li utilizzano devono essere restituiti.



 

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