domenica 9 settembre 2012

L'inadeguatezza del Bersani candidato.

Il ruolo di Bersani in queste primarie appare quantomeno ambiguo. Con Nichi Vendola uscito inspiegabilmente di scena (a proposito, se qualcuno sa dove si trova informatelo che la campagna elettorale per la guida del centro sinistra è iniziata), Bersani sembra essere rimasto l'unico credibile oppositore di un lanciatissimo Matteo Renzi.

Ma mentre il sindaco di Firenze ha capito perfettamente come si fa politica nel mondo di oggi, Bersani sta perdendo terreno e lucidità commettendo errori (a mio parere) facilmente evitabili.

Renzi, guardando intelligentemente alla politica statunitense, sa benissimo che in campagna elettorale è fondamentale regalare emozioni, proiettando le proprie ambizioni nella mente dei cittadini. Traendo spunto dai candidati americani, si è messo a scrivere libri (che, pur criticatissimi, sembrano essere decisamente più fruibili della raccolta di interviste pubblicata da Bersani), è sempre presente nel web (twitta quotidianamente) ed i suoi discorsi avvicinano non solo i delusi dal pd ma tanti liberali del pdl.

Bersani, d'altro canto, appare totalmente inadeguato alla comunicazione sul web (come splendidamente spiegato da Mantellini sul post) ed i suoi discorsi sembrano infervorare soltanto i militanti, gli unici a sentirsi vicini al segretario per via di una storia politica affine e di una comune militanza all'interno del partito.
In questo, bisogna dirlo, Bersani è molto bravo: è capace di coccolare ed incoraggiare gli iscritti pd, facendoli sentire parte di qualcosa di più grande. Ma le sue frasi iniziano tutte con un plurale maiestatis (“noi vogliamo”/ “il pd vuole”) completamente inadatto a coinvolgere tutti quelli che al di fuori dal partito dovrebbero essere spinti a votarlo come candidato del centro sinistra (e poi come premier).

Altro (grossolano) errore è stato quello di incassare più o meno volontariamente l'appoggio di tutti i big del partito. Ottenere l'approvazione di Veltroni e D'alema ha fatto il gioco di Renzi, che spesso preferisce fare la figura del rottamatore (io sono il nuovo che avanza, lui è la diretta emanazione dei vecchi dirigenti incapaci) piuttosto che parlare di contenuti e progetti.

Almeno in questa campagna elettorale per le primarie, che si fa ogni giorno sempre più serrata, Bersani dovrebbe smetterla di comportarsi come un arbitro imparziale che cerca di mettere pace tra le varie anime del partito e trasformarsi in candidato e competitore. Per farlo deve iniziare a parlare di leggi, di economia, di progetti politici.

Se la competizione continuerà a basarsi sui proclami e sulla capacità di emozionare ed emozionarsi, Renzi (così come Vendola) sarà sempre più adatto di lui. Il campo in cui Bersani può competere alla pari con il sindaco di Firenze sono i contenuti. Soltanto i contenuti.

Bersani deve dimostrare al popolo della sinistra di appartenere genuinamente alla socialdemocrazia europea. Deve ricordare a tutti quelli che andranno a votare che le sue intenzioni sono quelle (sacrosante) di snellire la burocrazia, individuare e smantellare le numerose corporazioni che affossano il paese, abbassare le tasse. Ma che ha intenzione di farlo senza cancellare la parola welfare dal vocabolario politico.

Solo in questo modo Renzi sarà costretto ad abbandonare tutte le riserve e spiegarci finalmente che modello economico e sociale vuole per il futuro. Perché come dimostra la mancata risposta ai quesiti di Polito, il giovane sindaco fa fatica a sbottonarsi. Mentre noi per votare con coscienza ed onniscenza abbiamo un assoluto bisogno di saperlo.

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