mercoledì 4 maggio 2011

E' questa l'università che vogliamo?

Pochi giorni fa ho avuto a pranzo un mio vecchio amico statunitense, Evan. Erano due anni che non ci vedevamo. Quante cose cambiano, in due anni.
Mentre discutiamo mi dice che quello che sta facendo potrebbe essere l’ultimo viaggio della sua vita. Quando domando il perché, mi risponde affranto che ha maturato un debito con la sua banca di 100000 euro. CENTOMILA euro. Come si fa ad essere indebitati in questo modo a soli venticinque anni?
Non è così difficile negli Stati Uniti: basta andare all’Università. Dato che le migliori scuole sono private, se vuoi avere una buona istruzione devi pagare, e anche tanto. E visto che solo in pochi possono permettersi la retta, occorre chiedere aiuto alle banche: il famoso prestito d’onore. Da restituire una volta laureato. Con gli interessi, naturalmente.
Il prestito d’onore, in realtà, di onorevole non ha niente: è un peso che ti schiaccia per lungo tempo, spesso per tutta la vita. Basti pensare che Obama, il secondo uomo più potente della Terra secondo Forbes, ha estinto il suo solamente due anni prima di essere eletto Presidente.
E allora una domanda sorge spontanea: è questo quello che vogliamo? Un’università privata, costosa, che consenta solamente ai più ricchi di avere una buona istruzione?Vogliamo vedere giovani costretti a scegliere tra vivere tutta la vita indebitati o ignoranti ma con i conti in regola?
Un paese in cui le migliori scuole sono private è un paese di caste, in cui i più ricchi vanno nelle scuole migliori e i meno ricchi vanno nelle scuole peggiori. I poveri, spesso, a scuola neanche ci vanno.
Proprio per questo è importante difendere la scuola italiana dentro e fuori le università, con le idee e con le azioni, perché preservarne il carattere pubblico e laico è un dovere per tutti quelli che hanno studiato, stanno studiando e studieranno un domani.
Chiunque sovvenzioni scuole private (violando la costituzione) cementifica un’idea dell’Italia che è diversa da quella che vogliamo: un paese unito nelle diverse identità, un posto in cui tutti possano avere una buona istruzione, a prescindere dal loro credo politico o dal loro conto in banca.
Quando ho chiesto ad Evan come farà ad estinguere il suo debito, lui ha scrollato le spalle e mi ha risposto che non lo sa. Intanto, con la crisi finanziaria, è stato costretto a prendere il primo lavoro che gli è capitato. Fa il commesso in un negozio che vende forni da cucina. Guadagna mille e ottocento dollari ogni mese. La Banca se ne prende novecento, puntuale come un orologio svizzero, direttamente dal conto corrente. Ogni mese.
p://officinauniversitaria.blogspot.com

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