domenica 8 maggio 2011

Il futuro delle nostre spiagge.

http://it.wikipedia.org/wiki/Direttiva_Bolkestein
L’Italia ha un tesoro che fattura ogni anno milioni di euro: le spiagge.
Ogni stagione estiva le nostre spiagge vengono assaltate da turisti provenienti da ogni dove che producono, consumano, fanno “girare” l’economia.  Tutti riconoscono il valore naturalistico ed economico dei litorali, tanto che rientrano nel cd demanio necessario, ossia tra quei beni statali che non possono essere in alcun modo alienati ai privati.
Eppure in Italia a sfruttare questo patrimonio sono sempre gli stessi imprenditori. Il diritto di superficie, necessario per avere in uso la spiaggia, viene automaticamente rinnovato ogni sei anni ai titolari degli stabilimenti balneari, che spesso conducono un’attività estremamente lucrativa pagando allo stato cifre irrisorie.
                                                          
La direttiva Bolkestein, di matrice europea, ci impone di indire periodicamente delle aste per godere del diritto di superficie sulle spiagge, affinché queste non diventino proprietà permanente di pochi. Lo scopo della norma è chiara: permettere un salutare ricambio degli imprenditori balneari, mantenere le coste decementificate e pubbliche, aumentare la competitività del turismo.
Eppure, come spesso succede, l’Italia non si è uniformata ad i dettami europei. Per non incorrere nelle ire dell’Assobalneari (l’associazione dei gestori dei bagni legata a Confindustria) Tremonti ha continuato a rinnovare automaticamente le concessioni sempre agli stessi gestori.

Ma la violazione non finisce qui. Proprio mentre è in corso una procedura per valutare l’infrazione del governo alla direttiva (che costerà alle casse dello stato una multa salata), l’articolo 5 del prossimo decreto sviluppo vuole confermare, senza nessuna asta, la concessione delle spiagge agli attuali gestori per novant’anni!
In questo modo le spiagge verranno di fatto privatizzate, concesse in mano a pochi che continueranno a sfruttarle pagando pochissimo, con buona pace degli utenti (ossia noi) e della normativa europea.
Il governo Berlusconi si dimostra ancora una volta liberale nelle parole, ma verticista e immobilista nei fatti. Pur di non perdere il consenso degli industriali, fa un danno ai cittadini ed a tutto il paese.

Le spiagge sono un bene pubblico, e tale devono rimanere. Dobbiamo trasformarle nella punta di diamante del nostro turismo, non nell’ennesima maniera per far arricchire pochi alle spalle di tutti. Proprio per questo è giusto indire delle aste decennali al fine di ridistribuire le concessioni e aumentarne la competitività.

Ovviamente gli attuali gestori che hanno investito ingenti somme di denaro nel proprio stabilimento avranno necessità di ammortizzare i costi. Proprio per questo le modalità ed i tempi per indire le aste dovranno essere decisi con molta attenzione.
Ma non si può essere liberali solo negli slogan pubblicitari. E, come è già successo con le quote latte, non possiamo continuare a pagare tutti per mantenere i privilegi di pochi.

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